Antichissimo
è l’uso della Chiesa di pregare per i defunti, perché vengano liberati dalle
loro pene.
Tertulliano lo dice di origine apostolica e scrive: «Noi facciamo ogni anno
l’anniversario dei morti, secondo le tradizioni dei nostri antenati». Gregorio
Nazianzeno, in occasione della morte del fratello San Cesario, promette di
inviargli ogni anno i suoi suffragi. S. Agostino dice: «Chi può dubitare che le
preghiere, i sacrifici e le elemosine che si fanno
per i defunti non siano loro di sollievo?».
Dopo che la Chiesa istituì questo giorno, la pietà verso le anime purganti andò sempre più intensificandosi nel corso dei secoli e si elevarono chiese ed altari, si lasciarono legati di Messe, si istituirono opere sante, per suffragare le anime dei trapassati.
Nulla
è più conforme allo spirito di carità cristiana quanto la carità verso le anime
purganti. Sono anime di genitori, fratelli, di superiori, di benefattori, di
amici e conoscenti, che chiedono misericordia e sollievo nei più atroci dolori.
Quelle anime inoltre ricambieranno dal cielo mille e mille volte il nostro atto
di carità e non permetteranno che piombiamo nelle pene eterne dell’Inferno.