Un
primo passo che le congregazioni religiose sono chiamate a fare è introdursi
nella cultura della cooperazione e dell’accoglienza, riscoprendo
collettivamente, la sobrietà, il senso delle relazioni, a livello civile e
religioso.
Diventare luoghi di sensibilizzazione della cultura
dell’accoglienza e della tolleranza. Creare una rete di solidarietà sociale e
religiosa, coinvolgendo le altre strutture, religiose, statali o di
volontariato nel provvedere e studiare soluzioni sempre nuove a quelle che sono
le urgenze del territorio.
Esprimere e diffondere come istituzione religiosa
la cultura della solidarietà. I poveri devono essere restituiti alla loro
dignità di persone. Non problema da risolvere, ma persone da accogliere. Sensibilizzare
i membri dell’istituto ed educarli a comprendere e valutare l’apostolato
caritativo quotidiano, riscoprire le emergenze nella quotidianità: la piccola e
grande criminalità di ogni giorno, comportamenti razzisti, illegalità, mancanza
di rispetto per la vita.
Ridare ai membri dell’istituto la possibilità di
inserimento in una attività apostolica reale, riscoprendo il senso della
missione, liberandoli dall’assedio delle opere e dal peso della manutenzione
delle strutture, divenute sempre più grandi perché sempre più deserte e
inutilizzate. Rendere le strutture esistenti luoghi di incontro e di
accoglienza. Attente e aperte al territorio.
ADAMO CALO’. CONFERENZA. ROMA 2013
I POVERI NON SONO PROBLEMA DA RISOLVERE, MA PERSONE DA ACCOGLIERE E SERVIRE.
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