La proposta di
specifiche scelte di vita è sicuramente parte integrante dell’apostolato, soprattutto
della pastorale giovanile. E’ anche testimonianza nella chiesa che la nostra
scelta di vita e il carisma della nostra istituzione religiosa hanno un valore
che deve essere annunciato e continuato nel tempo. Noi Rogazionisti poi, nel
rispetto della nostra identità carismatica, abbiamo uno specifico mandato nella
chiesa. Ricordare ai credenti che la vita è vocazione, che nessuno di noi è nato
per caso e vive per sbaglio, ma per ognuno c’è un progetto di Dio, da scoprire
e trasformare in impegno di vita. Un messaggio che acquista rilievo e
significato anche e soprattutto in situazioni di emarginazione sociale e di
miseria umana.
Ma quando la pastorale vocazionale giovanile non è
parte, né è inserita nella pastorale di una chiesa locale, e viene indirizzata
per coprire i vuoti e poter assicurare un futuro alla propria istituzione
religiosa, essa si converte in proselitismo vocazionale, un evidente esercizio
di sopravvivenza. Spesso poi in questo settore sono assegnati i religiosi più
giovani, ritenuti più entusiasti e stimolati, a scapito di una loro presenza e
impegno in altri settori apostolici che sono parte integrante e definiscono
l’identità del proprio istituto religioso.
(Adamo Calò. Tecniche di sopravvivenza al tempo del
precariato. www.padreadamo.com Maggio
2010)