Il Vangelo ci porta nel deserto con Gesù, a riflettere e pregare.
Con questa sua scelta, Gesù ci dice di buttare via le maschere di carnevale che la vita ci ha cucito addosso o quelle dietro cui ci rifugiamo per paura di essere riconosciuti e giudicati dagli altri.
Nel silenzio del deserto, davanti al cospetto di Dio, possiamo restare nudi senza vergogna. Gesù sceglie il silenzio del deserto prima di intromettersi nella vita degli altri, per comprendere quale Messia dovrà essere nel mondo.
Nel mistero del deserto, ognuno di noi dovrebbe riflettere su quale dovrebbe essere la nostra figura nel mondo, quale tipo di uomo o di donna vorremmo essere, e soprattutto riflettere se il nostro ideale di vita è conforme alla vocazione e al progetto di vita che Dio ha disegnato per ciascuno di noi.
Il deserto, pertanto, è un tentativo di avanzare nudi, deboli, privi di ogni appoggio umano, nel digiuno, verso l’incontro con il Signore. È essenziale in un periodo di deserto lo spogliamento totale e l’attesa serena e silenziosa di Dio.
Ed è nel deserto che sorge più vivo il bisogno di una pura preghiera d’intercessione, in quanto prendiamo coscienza che il male è così esteso e l’azione, anche evangelica, così impotente che solo la preghiera pura può vincere.
In questo assurdo e meraviglioso deserto nel quale Cristo si ritira, siamo invitati a fargli compagnia.