Povertà è una parola controversa. Dallo scandalo urlante della miseria nasce la tendenza, spesso strumentale, di ridurre materialisticamente i bisogni umani al solo bisogno economico. Il povero viene così ad identificarsi con l’indigente.
Ma l’uomo non vive di solo pane. C’è una fame dello stomaco che, senza dubbio a certi livelli, vuole la priorità. Ma c’è anche una fame del cuore, una fame del cervello. C’è fame d’amore, di conoscenza, di bellezza, di sicurezza, di gioco, di allegria. Esse fanno della povertà qualcosa di più complesso che non la fame per semplice indigenza.
Povertà non può essere intesa soltanto come mancanza di reddito, quanto piuttosto mancanza di essere e di fare: la povertà è scarsa capacità di ottenere gratificazioni e di seguire un progetto di vita.
ADAMO CALO’. BENEFICENZA E/O SOLIDARIETÀ? Conferenza in Convegno studi su: Vangelo della carità – Fedeltà al Fondatore e sfide del presente. Messina, 7-10 dicembre 1995