Noi oggi, come i discepoli di Emmaus, in questa situazione di emergenza, tristi scoraggiati e forse con poca speranza per il futuro.
Viviamo come sotto una cappa di piombo dove aleggia l’angelo della morte e semina paura, timore e sembra che non ci sia più un futuro sereno in cui sperare. Se guardiamo solo le circostanze non vediamo altro, ma dobbiamo aprire gli occhi della fede per vedere che Dio ha già la soluzione e in spirito possiamo già intravedere la fine della prova. Dopo la tempesta viene il sereno e dopo la prova viene la benedizione: maggiore è la prova, maggiore sarà la benedizione. Noi dobbiamo solo invocare il Signore con fede ed Egli accorrerà in nostro soccorso.
Resta con noi, perché si fa sera! sussurrano quasi incerti i due discepoli giunti ad Emmaus. Resta con noi, significa ansia di presenza, ardore di vicinanza, bisogno di prossimità.
Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto. E’ il
riconoscimento di una confusione che non ci permette di possedere la ragione
delle cose, di uno smarrimento che è proprio del nostro essere creaturale. Si
fa sera e il giorno rischia di abbandonarci, con la sua luce che ristora e
consola, dona visione e sicurezza. Nel momento in cui la si perde ci si rende
conto di quanto essa ci è necessaria.
Resta con noi! non lasciare che vinca la notte, restituiscici l’esperienza
dell’alba di vita. Signore, abbiamo bisogno di te; resta con noi, non te ne
andare, perché senza di te abbiamo paura, perché già scende la sera! E in
questa nostalgia, Lui non mancherà di farsi Presenza! Il Risorto vive. Vive
nell’Eucaristia, che è presenza dell’Assente, amore fedele e nascosto. Gesù
sparisce alla vista, ma rimane nel cuore.