Il vangelo ci mette di fronte alla realtà della paura e delle porte chiuse. Il gruppo dei seguaci di Gesù ha paura. Dietro quella porta chiusa c’è anche il lutto per la morte che ha colpito un amico in cui credevano e speravano.
Come i discepoli anche noi siamo spesso al chiuso per paura. La nostra fede in Gesù, la nostra speranza in lui restano timide, paurose. Quando le situazioni, da un punto di vista umano, ci sembrano disperate, facilmente crediamo che il Signore ci abbia abbandonato. Le nostre porte chiuse sono allora quelle dello scoraggiamento, della rassegnazione, di un cuore che lentamente diventa incapace di gioire, di amare, di credere alla novità.
La resurrezione è la capacità nuova che ha Gesù di raggiungerci fin nelle nostre chiusure, nella nostra solitudine, nelle nostre paure, nelle nostre angosce, nella nostra disperazione, nelle nostre depressioni, nel nostro cinismo. Gesù ci raggiunge in queste chiusure affidandosi interamente all’eloquenza di un gesto: ci mostra le sue mani, il suo fianco, i segni delle sue ferite, dei chiodi, della lancia.
Questo gesto è la maniera più efficace che Dio ha trovato per consolarci e per dirci: Quello che soffri lo conosco perché l’ho condiviso. Questa sofferenza che ti ha schiacciato, grazie a me è diventata sorgente di vita, di luce, di pace, di gioia.
La resurrezione non è l’eliminazione delle sofferenze o delle prove. Ma, pur ancora afflitti, già siamo nella gioia. Non quella superficiale, triviale, frivola, ma la gioia profonda, che proviene dal sapersi capiti, accettati, amati da Gesù.
Il Risorto ci dice: Io sono con te per sempre. Scoprire Cristo risorto in me, scoprirlo nel più profondo della mia solitudine, della mia povertà, della mia sofferenza, della mia miseria, delle mie paure, delle mie depressioni. E chi spera in Dio non resterà deluso.
Oggi è la domenica “della divina misericordia”, come ha stabilito il papa Giovanni Paolo II. Il motivo di questa intitolazione è implicito nel vangelo (Giovanni 20,19-31): manifestandosi risorto agli apostoli, Gesù dà loro un comando: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”.
A queste parole viene spontaneo chiedersi: mando dove? A fare che cosa? La risposta porta a scoprire il senso della Chiesa: Gesù l’ha voluta, per annunciare a tutti gli uomini, di tutti i tempi, la sua morte e risurrezione; vale a dire, la salvezza da lui compiuta, perché gli uomini non rimangano prigionieri della morte spirituale.
“Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Li manda dunque a proclamare per il mondo la sua infinita misericordia. Mistero profondo, e tremenda responsabilità della Chiesa di ogni tempo!