Il grido di Gesù morente sulla croce è un appello rivolto a un Dio Padre che appare lontano, che non risponde e sembra averlo abbandonato. Esso esprime tutta la desolazione del Messia, Figlio di Dio, che sta affrontando il dramma della morte, una realtà totalmente contrapposta al Signore della vita. Abbandonato da quasi tutti i suoi, tradito e rinnegato da discepoli, attorniato da chi lo insulta, Gesù è sotto il peso schiacciante di una missione che deve passare per l’umiliazione e l’annichilimento.
Perciò grida al Padre, ma il suo non è un grido disperato. La preghiera straziante di Gesù, pur mantenendo la sua carica di indicibile sofferenza, si apre alla certezza della gloria. Nella sua passione, in obbedienza al Padre, il Signore Gesù attraversa l’abbandono e la morte per giungere alla vita e donarla a tutti i credenti.
Anche nella nostra esperienza di vita Dio sembra talvolta assente e silenzioso, come se si fosse allontanato e ritirato da noi, incurante della sorte dei suoi figli. Ma Dio può veramente dimenticarsi di noi? Il sole può mai ritirarsi definitivamente? Certo può oscurarsi, offuscarsi e nascondersi alla vista. Noi, però, sappiamo con certezza che ben presto tornerà nuovamente a risplendere. E allora, l’oscurità non ci fa più paura. Così è per Dio. Dio tace. Dio sembra così distante, così dimentico, così assente. In realtà, Egli è nascosto nell’abisso del nostro cuore. Egli ci ricorda non temete, «io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
È la vittoria della fede, che può trasformare la morte in dono della vita, l’abisso del dolore in fonte di speranza. Lasciamoci dunque invadere dalla luce del mistero pasquale anche nell’apparente assenza di Dio, anche nel silenzio di Dio, riponendo tutta la nostra fiducia e la nostra speranza in Dio Padre. In ogni angoscia Lo potremo pregare anche noi con fede, e il nostro grido di aiuto si trasformerà in canto di lode.