Da una parte, c’è un maestro spirituale che ha sempre
predicato l’amore, la pace, il perdono, non senza rimproverare l’ipocrisia e la
rapacità di coloro che si credono giusti: flagellato, coronato di spine;
dall’altra parte, un assassino. E la folla, richiesta su chi voglia che sia
liberato per la solenne festività pasquale, sceglie, a quanto sembra senza
esitare, l’assassino.
Non è stata la prima volta e non è stata l’ultima. E’ un compendio della
tragedia della storia umana, così spesso guidata dalle forze oscure e così
raramente, almeno in apparenza, ispirata dalle forze luminose.
Quando noi scegliamo il male e lo preferiamo al bene, non è perché non sappiamo
riconoscerlo come tale: lo riconosciamo perfettamente; ma non abbiamo il
coraggio di fare i conti con noi stessi, con la nostra verità interiore: e così
cerchiamo di tacitare i nostri rimorsi buttandoci a capofitto nella strada più
facile, quella che sembra presentarsi più comoda e agevole.
La sola rivoluzione seria è quella interiore e non consiste in una tecnica, ma
in una conversione del cuore, da un cuore di pietra al cuore di carne, come
dice il profeta Geremia.
Ma questo, non possiamo farlo da soli; la storia ne dà le prove in abbondanza. Possiamo
farlo solo se ci affidiamo a Dio, alla sua forza, al suo splendore.