Viviamo ormai in una società dove il lessico e la comunicazione
ordinaria prevedono termini e slogan che esprimono il nostro modo ordinario di
intenderci e relazionarci, a scapito di un linguaggio religioso che appare
invece residuo di tradizioni e di una mentalità ormai inadeguata.
Parliamo più spesso di lavoro, di salario, di consumo, di efficienza, di
successo e di visibilità. In simile contesto culturale quale spazio viene ormai
riservato nel nostro linguaggio a parole come
solidarietà, compassione, misericordia, perdono vicendevole? Le parole non sono
frutto soltanto di un apprendimento scolastico e grammaticale per esprimersi,
esse sono il colore della vita, delle nostre relazioni, di ciò che più ci
interessa e ci sta a cuore.
Viviamo forse un impoverimento spirituale e
relazionale. Dovremmo riscoprire e riprendere allora nel nostro linguaggio
quotidiano, una sintassi religiosa, ove termini come misericordia e
accoglienza, possano ricordarci ed esprimere e sostenere relazioni più umane e
più serene.
MISERICORDIA NON E’ SOLTANTO UNA PAROLA.
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