Conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione di 48 martiri iracheni, uccisi il 31 ottobre 2010 nella chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad
Tra i nuovi martiri c’era un bambino ancora non nato. Un bambino di tre mesi. Un bambino di tre anni che, al rumore di mitra e di bombe, non si scompose, ma si limitò a dire “Basta, basta, basta” prima di essere raggiunto da una pallottola sul cuore. Una bambina di 12 anni che aveva profeticamente detto in tempo non sospetto: “Mi piace questa chiesa, vorrei morire qui”, e che, prima di morire, disse alla mamma di non preoccuparsi perché era incinta. E la mamma e il bambino che portava in grembo si salvarono dall’attacco terroristico, in maniera quasi miracolosa. Sono le storie delle vittime dell’attacco terroristico alla chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, cattedrale siro-cattolica di Baghdad. Era il 31 ottobre 2010.
Nella chiesa, c’erano 150 persone, tra sacerdoti, diaconi, coro e fedeli. Vi fece irruzione un commando di cinque miliziani, che prese in ostaggio tutti i presenti. Alcuni fedeli riuscirono a scappare, nascondendosi nella sacrestia. Gli altri, furono fatti sdraiare a terra, e poi massacrati con bombe a mano e proiettili. Si tratta del più sanguinoso attentato contro i cristiani in Iraq dalla caduta di Saddam Hussein.
Benedetto XVI la definì “una assurda e feroce violenza contro persone inermi”, e fece appello alla comunità internazionale perché terminasse la violenza nel Paese.