Nacque a Ceglie
Messapica, in provincia di Brindisi e diocesi di Oria, il 13 aprile 1875.
Ordinato sacerdote nel 1899, fu per qualche anno insegnante nel seminario
diocesano di Oria. Volendo laurearsi in lettere, scelse l’Università di
Messina, dove era docente il Sac. Prof. Vincenzo Lilla, di Francavilla Fontana,
che fu pure amico e ammiratore del nostro Padre Fondatore. Per mezzo di lui ottenne di essere ospitato al Quartiere Avignone il 28 ottobre 1902.
Quel luogo di povertà evangelica, di devozione e di
sacrifici lo conquistò. Dopo qualche anno, abbandonando la carriera letteraria,
ottenne di potersi mettere alle dipendenze del Padre Fondatore, che aveva
bisogno di aiuto in mezzo alle difficoltà dell’Opera nascente. E ne divenne un
valido collaboratore.
Accompagnato da Fr.llo Giuseppe Antonio Meli, che
gli fu a fianco per molti anni, percorse non solo Messina e dintorni, ma tutta
la Sicilia diffondendo la devozione del Pane di S. Antonio di Padova e
collocando cassette nelle chiese per venire incontro all’assillante problema
economico dell’Opera che progrediva.
Da queste premesse di lavoro derivò nel 1907 il
periodico «Dio e il Prossimo» e poi la istituzione delle Segreterie Antoniane,
delle quali divenne instancabile organizzatore.
Si rivelò essere un uomo geniale e intraprendente.
Con le offerte dei fedeli e dei devoti antoniani costruì una decina di Istituti
con annesse officine per avviare gli orfani, detti artigianelli, al lavoro.
Sant’Annibale – che ben conosceva e stimava P. Pantaleone – prima di morire (1
Giugno 1927) lo nominò erede universale.
Questa scelta accrebbe in alcuni l’invidia e la
gelosia nei suoi confronti creando un clima di sospetto. In seguito ad accuse
infondate, fu deferito al sant’Uffizio e condannato nonostante le ritrattazioni
degli accusatori: nel 1933, in seguito alla condanna, fu estromesso dalla
Congregazione, sospeso dall’esercizio dei sacramenti e confinato alla Scala
Santa (Roma) presso il convento dei Passionisti i quali lo considerarono santo
in vita e dopo la morte.
Padre Pantaleone si offrì come vittima per il bene
della famiglia rogazionista, confidando unicamente in Dio, dichiarandosi sempre
innocente, chiedendo la revisione del processo e la riabilitazione alla
celebrazione della santa Messa.
Il 6 agosto 1935 papa Pio XI gli concesse di
tornare a celebrare la Messa, ma poco dopo, il 2 settembre 1935, padre
Pantaleone morì improvvisamente.
I suoi resti mortali, inizialmente sepolti presso
il cimitero del Verano a Roma, sono stati traslati nel Santuario di Sant’Antonio
di Padova a Oria (Br) il 12 settembre 2013, occasione nella quale il Vescovo di
Oria, monsignor Vincenzo Pisanello, ha chiesto di presentare al Padre Generale
dei Rogazionisti la formale richiesta per l’avvio del suo processo di
beatificazione.