I discepoli non domandano al maestro una preghiera o delle formule da ripetere, ne conoscevano già molte. Ma chiedono: insegnaci a stare davanti a Dio come stai tu, nelle tue notti di veglia.
Ed egli disse loro: quando pregate dite “padre”. Gesù ci svela il volto del Padre: è a lui che rivolgiamo la preghiera. Un buon Padre sa di cosa ha bisogno il proprio figlio, non lo lascia penare. Molte delle nostre preghiere restano inascoltate perché sbagliano indirizzo del destinatario: non si rivolgono a un padre ma a un patrigno a cui chiedere qualcosa che, pensiamo, in realtà ci è dovuto.
Tutte le preghiere di Gesù che i Vangeli ci hanno tramandato iniziano con questo nome. Pregare è dare del tu a Dio, chiamandolo “padre”, dicendogli “papà”, nella lingua dei bambini e non in quella dei rabbini. È un Dio affettuoso, vicino, caldo, da cui ricevere le poche cose indispensabili per vivere bene.
Santificato sia il tuo nome. Il tuo nome è “amore”. Che l’amore sia santificato sulla terra, da tutti, in tutto il mondo. Che l’amore santifichi la terra, trasformi e trasfiguri questa storia di idoli feroci o indifferenti.
Venga il tuo regno. Il tuo, quello dove i poveri sono principi e i bambini entrano per primi.
Continua ogni giorno a donarci il nostro pane quotidiano. Donaci un pane che sia “nostro” e non solo “mio”, pane condiviso, perché se uno è sazio e uno muore di fame, quello non è il tuo pane.
E togli da noi i nostri peccati. Gettali via, lontano dal cuore. Abbraccia la nostra fragilità e noi, come te, abbracceremo l’imperfezione e la fragilità di tutti.
Non abbandonarci alla tentazione. Non lasciarci soli a
salmodiare le nostre paure. Ma prendici per mano, e tiraci fuori da tutto ciò
che fa male, da tutto ciò che pesa sul nostro cuore.
La splendida e unica
preghiera che Gesù ci ha lasciato dovrebbe essere la preghiera sempre presente
sulle nostre labbra, a cui attingere, preghiera piena di buon senso e di
concretezza, di affetto e di gioia, di fiducia e di realismo, che ci permette
di rimettere al centro la nostra giornata.