La tradizione ci dice che S. Vito apparteneva ad una ragguardevole e ricca famiglia di Mazara del Vallo della provincia di Trapani in Sicilia.
Suo padre, pagano, si chiamava Iles. Rimasto vedovo, affidò il piccolo ad una nutrice cristiana, chiamata Crescenzia, la quale d’accordo con Modesto suo marito, fece battezzare il bambino all’insaputa del padre, lo allevò nei principi della fede e gli coltivò in cuore un amore grandissimo a N. S. Gesù Cristo. Restituito al padre ancora in tenera età, non si può immaginare quanto costui si adoperasse per strappare dal cuore del santo fanciullo la fede e trascinarlo all’idolatria. Ma non riuscendovi nè con le minacce nè con le carezze lo fece battere crudelmente; se non che il pio fanciullo sopportò con pazienza le battiture e si mostrò più che mai costante nella fede.
Alla fine Iles fu tanto inumano da consegnare suo figlio in mano di Valerio, governatore della provincia, crudele persecutore dei cristiani perchè ci pensasse lui a piegare l’animo del giovanetto ad adorare gli idoli. Ma Crescenzia e Modesto riuscirono a strappare il fanciullo dalle mani del persecutore e fuggirono con lui in Italia, dove però non venne loro fatto di trovare quella tranquillità di cui andavano in cerca.
Sbarcati in Lucania, ben presto vennero riconosciuti come cristiani e per questo furono incarcerati e subirono tutti e tre il martirio nella persecuzione di Diocleziano. S. Vito per i miracoli che operava era salito a tale rinomanza, che giuntane la fama a Diocleziano, quest’imperatore lo aveva fatto chiamare a corte, affinchè liberasse il suo figliuolo da una ossessione diabolica.
Avvenuta la liberazione, l’ingrato imperatore non avendo potuto persuaderlo con la più grande promessa di ricompensa a venerare gli dei, lo caricò di catene e con Modesto e Crcscenzia fu gettato in prigione. Qualche giorno dopo, avendo trovati i tre confessori ancor più inflessibili, comandò che fossero gettati in un’enorme caldaia ripiena di piombo liquefatto, di resina e di pece bollente: quivi essi, come i tre fanciulli ebrei, si misero a cantare i sacri inni. Furono allora tolti di là ed esposti ai leoni, i quali accovacciatisi si misero a lambire loro i piedi. Inferocito perciò l’imperatore, perchè vedeva la moltitudine commuoversi davanti al miracolo, ordinò che distesi sopra il cavalletto fossero loro tagliate le membra e divelte le ossa. Nel frattempo ci furono tuoni, folgori e grande terremoto: i templi degli dei rovinarono e molti pagani ne rimasero oppressi. Una pia matrona, per nome Fiorenza, imbalsamò i resti mortali dei tre martiri e li seppellì onorevolmente.
15 GIUGNO. SAN VITO, ADOLESCENTE MARTIRE
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