Gesù ha chiamato come
apostoli quelli che ha scelto, dopo aver trascorso la notte in preghiera. La
Chiesa ha visto in questo la chiamata al sacerdozio e anche alle altre forme di
vita religiosa. È Gesù che chiama il giovane alla vita sacerdotale, il che non
è facile. La vita religiosa esige molte rinunce per essere “tutto di Dio”, per
essere al servizio del Suo Regno per l’edificazione della Chiesa e la salvezza
delle anime.
La parola “vocazione” deriva dal latino vocare, che significa
chiamare. Dio mette nel cuore del giovane il desiderio di servirlo in modo
radicale, indiviso, a tempo pieno.
Per discernere questa chiamata divina, il giovane ha
senz’altro bisogno di un buon orientatore spirituale, un sacerdote o un laico
esperto che lo aiuti. Penso che alcuni segni indicatori della vocazione di un
giovane al sacerdozio o alla vita religiosa siano questi:
1 – Voler offrire totalmente la vita a Dio senza tenere nulla
per sé; essere come Gesù, totalmente disponibile al Regno di Dio. Essere un
altro Cristo – alter Christus. Abbracciare il celibato volentieri, offrendo a
Dio la rinuncia ad avere una moglie, dei figli, dei nipoti, una volontà
propria, ecc. Si tratta di un matrimonio con Gesù. Egli ha detto che chi lascia
tutto per causa Sua e del Suo Regno riceverà cento volte tanto in questa vita e
nella vita eterna che le seguirà.
Gesù ha detto che le volpi hanno le loro tane, ma che Egli
non aveva nemmeno dove posare la testa. Questo è il segno di una vita spogliata
di tutto. Niente era Suo, né la grotta in cui è cresciuto né l’asinello che lo
ha portato a Gerusalemme. Non erano suoi neanche la barca dalla quale predicava
e su cui viaggiava o il mantello che i soldati hanno tirato a sorte. Neanche la
casa in cui viveva a Cafarnao apparteneva al Signore. Tutto Gli era stato dato
in prestito. Cristo era spogliato di tutto; a Lui apparteneva solo la croce.
Don Bosco ha detto che per una famiglia non ci può essere
grazia più grande che avere un figlio sacerdote. È vero. Il sacerdote fa quello
che gli angeli non possono fare: perdonare i peccati, realizzare il miracolo
dell’Eucaristia, rendere presente il Calvario in ogni Messa per la salvezza del
mondo.
2 – La vocazione religiosa richiede che il candidato abbia il
desiderio di lavorare come Gesù per la salvezza delle anime, senza pensare a un
progetto per la sua vita. Richiede di mettersi totalmente nelle mani di Dio, il
desiderio di vivere immerso nel Signore. Il candidato deve amare la preghiera,
deve voler stare con Dio, meditare la Sua Parola e partecipare alla liturgia,
perché senza di questo una vocazione sacerdotale non ha basi.
Il demonio ha molte ragioni per tentare un sacerdote o un
religioso, perché questo gli sottrae le anime. Il religioso consacrato deve
allora condurre una vita di estrema vigilanza, molta preghiera e
mortificazione, come ha detto Gesù.
3 – Amare la Chiesa con tutto il cuore, averla come Madre e
Maestra, essere sottomesso agli insegnamenti del suo Magistero. Essere fedele
alla Chiesa e ai suoi pastori, non insegnando mai qualcosa che non sia conforme
al Sacro Magistero della Chiesa. Vivere ciò che dicevano i Santi Padri: sentire
cum Ecclesia.
Amare il Papa, i vescovi, la Madonna, gli angeli e i santi, i
sacramenti, la liturgia e tutto ciò che fa parte della nostra fede cattolica.
Amare la Bibbia e volerla meditare tutti i giorni. Desiderare di studiare
Teologia, Filosofia e tutto il resto che il Sacro Magistero della Chiesa ci
raccomanda e ci insegna. Amare la meditazione, i ritiri spirituali e una
ricerca costante della santità. Raggiungere la statura di Cristo, essere un
buon pastore per le pecore.
4 – Voler vivere una vita di penitenza, nella semplicità,
nella povertà evangelica, nell’obbedienza senza restrizioni ai superiori,
aperti a tutti con un dialogo franco. Essere tutto per tutti. Essere disposti
ad obbedire sempre al proprio vescovo o al proprio superiore, per tutta la
vita, qualunque sia la decisione sulla propria persona.
5 – Essere disposti a dare anche la vita per la Chiesa, per
le anime e per Gesù Cristo.
Forse sono stato un po’ esigente, ma a colui che desidera
essere un “sacerdote del Dio Altissimo” credo che non si possa chiedere meno di
questo. Chi opta per la vita sacerdotale deve donarsi anima e corpo ad essa;
non può essere “più o meno” sacerdote o religioso. Sarebbe una frustrazione per
la persona e per Dio. È meglio essere un buon laico che un cattivo religioso.
HAI MAI PENSATO DI DIVENTARE SACERDOTE O FAR PARTE DI UNA COMUNITA’ RELIGIOSA?! ECCO ALCUNI SEGNALI DI UNA VOCAZIONE ALLA VITA RELIGIOSA
previous post