Quando
eravamo bambini, la mamma ci portava, la sera del giovedì santo e la mattina
del venerdì, a visitare «i sepolcri» nelle chiese del paese. Si andava in
diverse chiese, fermandosi a pregare davanti ai tabernacoli ornati di fiori. Ma
quale è il vero significato visto che parlare di sepolcri, per il Giovedì
Santo, è improprio visto che la memoria della morte di Gesù sarà il giorno successivo.
Una tradizione popolare che ancora oggi è vissuta in occasione del triduo
pasquale. Molto diffusa nel passato anche recente, nasce dalla pietà popolare e
si colora di elementi folcloristici, secondo gli usi tipici delle varie
località.
Il pellegrinaggio alle sette chiese nella sua forma originaria è dovuto a san Filippo Neri: le chiese toccate erano le grandi basiliche romane (san Pietro, san Paolo fuori le mura, san Giovanni in Laterano, san Lorenzo, santa Maria Maggiore, santa Croce in Gerusalemme e san Sebastiano). Col tempo acquistò un tenore molto penitenziale, spostandosi alla fine della Quaresima e facendo memoria delle tappe di Gesù nel percorso della sua passione. Al medio evo, invece, risale la cosiddetta visita a quello che impropriamente viene chiamato «sepolcro».
Certamente vi hanno avuto influsso la devozione all’umanità sofferente di Cristo e il richiamo al santo Sepolcro di Gerusalemme. Il termine «sepolcro» non appartiene ai testi liturgici, ma si diffonde nel linguaggio popolare, tanto da far parlare di altari che sono chiamati dal popolo sepolcri.
Le indicazioni della Chiesa sono chiare, come sono state ripetute nel 1988 dalla Congregazione per il Culto divino nel suo documento per la Preparazione e celebrazione delle feste pasquali.
Si stabilisce che «il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di «sepolcro»: infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare «la sepoltura del Signore», ma per custodire il pane eucaristico per la comunione, che verrà distribuita il venerdì nella passione del Signore».
La
custodia è un invito a quell’adorazione singolare che segue la celebrazione
della messa nella Cena del Signore: nel ricordo di quando Gesù ha consegnato
l’Eucaristia alla sua Chiesa, l’altare della reposizione deve essere preparato
e addobbato in modo conveniente per l’adorazione pubblica fino alla mezzanotte.
Dopo la mezzanotte l’adorazione sia senza solennnità, perché la Chiesa ricorda
il giorno della passione del Signore, di cui farà memoria liturgica nel
pomeriggio.
La visita alle chiese, dove è riposto il ss. Sacramento, può essere
un’occasione molto opportuna per riflettere nel silenzio della preghiera
personale sul mistero della passione, morte e risurrezione del Signore Gesù.