La sofferenza fa parte della missione del servo. Essa
fa anche parte della nostra missione di cristiani. Non può esistere un servo
coerente di Gesù se non con il suo fardello, come ci ricorda il salmo di
oggi.
Ma nella sofferenza risiede la vittoria. “Egli spogliò se stesso, assumendo la
condizione di servo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e
alla morte di croce”.
L’intera gloria del servo di Jahvè è nello spogliarsi completamente, nell’abbassarsi, nel servire come uno schiavo, fino alla morte. L’elevazione divina di Cristo è nel suo abbassarsi, nel suo servire, nella sua solidarietà con noi, in particolare con i più deboli e i più provati.
Gesù, sia pure tra le acclamazioni della folla, era consapevole di quanto lo attendeva: dall’Ultima Cena, al tradimento di Giuda, alla fuga degli Apostoli, a quel passare da un tribunale all’altro, alla flagellazione, all’incoronazione di spine, alle percosse e agli sputi sul Volto, la via Crucis verso il Calvario e la Crocifissione. Chissà quanto avrà pianto dentro il cuore. Ma sapeva che tutto questo era necessario per salvare me, voi, ogni uomo ed ogni donna di ogni tempo.
Davanti alla Passione del Signore, nasce una domanda essenziale: Chi sono io, davanti al mio Signore? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo o prendo le distanze? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?… I discepoli che si addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù? Sono io come loro? Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni? Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o condanno io – le persone? Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente… Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio o come le due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando?
A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la Settimana Santa per viverla intensamente, in unione di fede e di amore, per una vera Pasqua di Resurrezione.